CARBON DIOXIDE EMISSIONS AND GROSS DOMESTIC PRODUCT IN ITALY AND SWEDEN

Torino's University - Course of degree in Forests and Environmental sciences - July 2001

Candidate
Antonello Lobianco
Supervisors
(Italy) Prof. Bruno Giau, DEIAFA, Torino's University, Grugliasco (Torino, Italy)
(Sweden) Prof. Benkt Kristrom, Economic department, SLU University, Umea, Sweden
Keywords
CO2 emissions; GDP; Environmental Kuznet's Curves; Energy balances; Italy; Sweden.
Abstract(En)
# Not Available #
Abstract (It)
Fin dagli anni '70 è stata più volte osservata una relazione tra lo sviluppo economico di una società e le sue conseguenze ambientali come l'inquinamento. Tali relazioni, chiamate in letteratura “curve ambientali di Kuznets” (EKC's), sembrano avere la forma di una “U” rovesciata, con l'inquinamento che dapprima aumenta al crescere dello sviluppo per poi, oltre un certo punto, ridiscenderne.
Scopo della presente tesi è quello di spiegare i meccanismi economici che conducono alle curve ambientali di Kuznets e di farne una verifica empirica studiando nello specifico la relazione tra Prodotto Interno Lordo (PIL) ed emissioni di anidride carbonica (CO2) in Italia e Svezia. Viene inoltre effettuato un confronto sui rispettivi sistemi energetici che hanno condotto a tali emissioni.
La teoria delle EKC's assume che la funzione di utilità dei cittadini si basi sia sul livello dei beni materiali sia, all'opposto, sul livello dell'inquinamento. Beni materiali ed inquinamento sono però legati tra loro anche da un vincolo tecnologico, secondo il quale per ogni livello tecnologico la produzione di una certa quantità di beni materiali sarà condizionata all'emissione di un certo quantitativo di sostanze inquinanti. Il comportamento del consumatore razionale sarà pertanto quello di massimizzare la sua funzione di utilità tenendo però in considerazione il vincolo tecnologico. Considerando il progresso come variabile esogena al sistema, esso produrrà nelle prime fasi dello sviluppo economico un effetto reddito che non sarà in grado di bilanciare l'effetto sostituzione. Ma, grazie ad una riduzione dell'utilità marginale al consumo di ulteriori beni materiali e ad una crescente disponibilità marginale a pagare per avere miglioramenti ambientali, l'effetto reddito bilancerà l'effetto sostituzione nelle fasi avanzate dello sviluppo economico.
Numerosi studi precedenti hanno verificato questa relazione. Per mancanza di dati sul lungo periodo si tratta però di relazioni che hanno spesso preso in considerazione diverse nazioni a diverso sviluppo piuttosto che seguire lo sviluppo nel tempo di una sola di esse. Ciò comporta però una maggiore influenza sulle curve delle cause di variabilità non spiegata. Inoltre gli inquinanti presi in considerazione sono per lo più ad azione locale, la cui riduzione comporta ovviamente un livello di utilità superiore che non la riduzione di inquinanti globali, come la CO2.
Il presente studio, utilizzando il software statistico Minitab 13, ha invece messo in evidenza un comportamento conforme alla teoria delle EKC's anche per le emissioni di CO2 in Italia e Svezia, utilizzando dati provenienti dal Carbon Dioxide Information Analysis Center, anche se il punto di massimo per l'Italia sembra essere proprio negli ultimi anni della serie storica a disposizione. I massimi differiscono limitatamente per quel che riguarda il livello del PIL ma significativamente riguardo alle corrispondenti emissioni di CO2. Ciò è stato spiegato con la differenza temporale con la quale l'Italia ha raggiunto lo stesso livello di reddito della Svezia, andando sicuramente attribuita al fattore temporale parte della variabilità comunque non spiegata dalla curva. E' stata quindi tentata una correlazione tra le emissioni ed il tempo, ma le serie storiche incominciano con numerosi anni a cui sono associati bassi valori di emissioni. Come conseguenza i massimi sono influenzati dall'ordine polinomiale scelto e dall'anno che si considera come inizio della serie (nella relazione emissioni di CO2 - PIL non vi è questo problema in quanto i primi anni delle serie hanno valori di PIL pure molto bassi).
Cercando le cause di questa inversione di tendenza nelle emissioni di CO2 si è dapprima indagato sulla loro disaggregazione per fonte di origine. Da questa operazione si è potuto osservare come gli aumenti delle emissioni in Italia siano stati sostenuti negli anni 1950-1970 dal petrolio e dai suoi derivati e successivamente dai combustibili gassosi. Tale disaggregazione non è però stata sufficiente a spiegare completamente la stabilizzazione o la riduzione delle emissioni, specialmente per la Svezia, dove a minori emissioni dovute a combustibili petroliferi non è stato associato alcun altro aumento. Si sono così dovuti esaminare i bilanci energetici dei due paesi, includendovi anche le fonti energetiche che non conducono ad emissioni di CO2. I dati provengono dall'E.N.E.L. e dalla S.T.E.M., rispettivamente gli enti italiano e svedese per l'energia, e coprono gli ultimi trenta anni.
Per l'Italia è stato confermato come il minore aumento delle emissioni, in un contesto invece di generale aumento dei consumi energetici, possa essere attribuito al crescente utilizzo di combustibili gassosi, mentre il consumo di quelli liquidi è rimasto costante. Si è però notata anche una crescente quota di energia elettrica direttamente importata da altri paesi. Riguardo invece alla Svezia, in una situazione di consumi energetici totali costanti, sono aumentate le risorse rinnovabili e quelle nucleari mentre sono diminuiti i consumi di petrolio.
Si è infine notata la crescita dell'efficienza energetica (rapporto PIL - energia consumata) per entrambi i paesi che in Italia ha limitato gli aumenti dei fabbisogni totali di energia ed in Svezia ha potuto rendere questi ultimi costanti.

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academic/masterthesis.txt · Last modified: 2018/06/18 15:11 (external edit)
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