Contro tutte le rendite

La scorsa settimana ho assistito alla conferenza di Ancona del Prof. Stiglitz, premio nobel 2001 per l’Economia, seguita dal comizio (un po’ animato per dir la verità…) del Grillo Nazionale.

Al di là del facile populismo credo che le rendite costituiscano uno dei problemi principali dell’Italia. Come in molti sistemi fisici o biologici, potrebbe esistere uno stato del sistema più efficiente e più stabile, ma l’attuale stato condiziona l’impossibilità di arrivare, senza input esterni, al nuovo stato. In fisica si pensi ad una pallone che non rotola a valle perché protetto da un dosso. In biologia all’energia di attivazione necessaria ad innestare una reazione biochimica. In economia lo stesso concetto si chiama path dependency, ovvero la dipendenza ed il condizionamento dello stato economico attuale rispetto alle condizioni pregresse. Tutti sono concordi che un sistema economico senza rendite sia più efficiente, più equo, ed in ultima analisi maggiormente desiderabile. Il problema è che, data l’attuale situazione, nessuno sa come arrivarci.

Voterebbero i lavoratori dipendenti un provvedimento che elimini gli scatti retributivi? Sarebbero d’accordo i docenti universitari (ed i tanti laureati senza onore e senza lode) ad una proposta di abolizione del “valore legale” di quel pezzo di carta chiamato “laurea”? E cosa direbbero gli avvocati, i geometri od i notai dell’abolizione del loro Ordine?

E fin qui abbiamo citato rendite sul capitale umano. Altrettanto forti rendite esistono sul capitale finanziario (pensiamo alle famigerate “licenze” - in tutti i settori).

Le rendite, oltre ad essere palesemente ingiuste, diminuiscono la competitività ed assopano un sistema, lo spingono verso il minimo stabilito (inclusi gli stipendi). Finché eravamo tra noi forse potevamo anche permettercelo, ma non è un caso che l’Italia sia il paese che più di tutti sta soffrendo del nuovo ordine mondiale che taluni chiamano “globalizzazione”.

Proprio perchè la creazione di una nuova rendita diventa un problema non solo per il presente, dove magari la rendita è giustificata da un’esigenza contingente, ma sopratutto per il futuro, occorre evitare con scrupolo di crearne di nuove. Se qualcuno ha poi un’idea fattibile di come creare consenso attorno ad una riduzione delle rendite senza arrivare ad una rivoluzione si faccia avanti.
Ha già il mio voto.